La Via Sacra – il “viale degli scavi” secondo la definizione di G. Brusin alla sua inaugurazione, avvenuta il 3 giugno 1934 -, costituisce il principale tramite per la conoscenza del Porto di Aquileia. Essa, infatti, è stata costruita con la terra di riporto delle indagini condotte nel bacino e ricalca l’andamento del corso d’acqua formato dalla confluenza del Natiso cum Turro.
Strabone, storico e geografo di età augustea, descrive il Porto di Aquileia come un attivissimo centro di scambi commerciali, punto di incontro fra i paesi transalpini e l’ambito mediterraneo: la sistemazione del sito con opere di edilizia monumentale andrebbe riferita alla fine del I sec.d.C.
Il fiume, che si apriva con un letto largo m.48, presenta impianti che si dislocano su una fronte di m. 380 di lunghezza. Il molo era formato da due banchine, una superiore ed una inferiore, verosimilmente per ovviare ai dislivelli delle acque per piene e maree. La banchina superiore era fornita di anelli d’ormeggio orizzontali e sporgenti, quella inferiore di punti di approdo verticali e incassati nei blocchi che rinforzavano la sponda. E’ da rilevare come le strutture siano state costruite in pietra d’Istria, notoriamente resistente all’azione corrosiva delle acque salmastre.
Entrambe le banchine erano poste in collegamento con la città da strade lastricate, in leggera pendenza, le quali si innestavano nei decumani che conducevano al Foro, punto di transazioni. I magazzini erano tre, costruiti in muratura con paraste di rinforzo, duna delle strade lastricatei ampie proporzioni su pianta rettangolare allungata: risultano collegati alla banchina inferiore da rampe lastricate, disposte perpendicolarmente ai lati delle strade succitate.
Il Porto Fluviale va considerato una componente di primaria importanza per la lettura e la comprensione dei fenomeni che investirono Aquileia: le modifiche strutturali provano la vitalità del centro e, allo stesso tempo, gli sforzi di adeguamento alle esigenze determinate dagli eventi storici. Il primo di essi si individua nel 238, anno del bellum aquileiense: la risposta fu l’approntamento di opere di difesa. Nel 361, anno dell’assedio di Giuliano, il Porto subì ulteriori modifiche: la deviazione del fiume, o i tentativi in tal senso, determina la diminuizione della portata d’acqua. Un’alluvione, forse riconducibile all’episodio, causa l’abbandono del quartiere orientale, sancito dall’installazione di tombe. Il quartiere occidentale viene ancora utilizzato, come provano le opere di rinforzo promosse forse alla fine del IV secolo, se non in epoca ancora più tarda. La funzionalità tuttavia appare di difficile valutazione: dopo la calata di Attila anche tale zona viene abbandonata e riutilizzata per sepolture .